Sicuramente a tutti, almeno una volta, sarà capitato di sentire discorsi su quanto sia inutile studiare la teoria musicale o in generale, la tecnica del proprio strumento. Questa tesi viene avvalorata dal compito fondamentale della musica di trasmettere emozioni e della soggettività che ne consegue, mettendo da parte gli elementi tecnici.
Oggettività e soggettività
La musica è una delle tante forme d’arte presenti nel mondo e come tale sa trasmettere emozioni diverse ad ognuno di noi. È per questo che la stessa canzone può lasciare indifferente o far innamorare qualcuno, quindi l’elemento soggettivo è fondamentale. Però non è l’unico che abbiamo a disposizione, infatti esistono molti elementi oggettivi che possono definire una canzone ben scritta. Per esempio la dinamica, l’arrangiamento, la scrittura del testo e così via. Quindi che ci trasmettano qualcosa o meno, esistono canzoni di cui la qualità è innegabile.
Music Business nella società odierna
Una cosa importante da tenere in considerazione è che la musica non è tutta uguale e non nasce tutta per lo stesso scopo. Il mercato musicale è occupato principalmente dalle etichette major e la musica è creata in funzione di chi l’ascolta per generare profitti. Considerando l’epoca frenetica in cui viviamo si riduce tutto all’immediatezza: canzoni brevi, adatte per i contenuti social e che seguono bene o male gli stessi schemi. Grazie alle tecnologie odierne, è veloce anche il processo di creazione della musica: un computer con dei software adeguati fa letteralmente di tutto.
Oggi questo prodotto viene spinto moltissimo a livello di marketing su tutti i canali disponibili (radio, social network, streaming e tv) e per ascoltare altre realtà musicali dobbiamo essere noi stessi a cercare. Però per moltissime persone, la musica assume un ruolo di sottofondo delle loro giornate per cui si avvalgono dei canali sopracitati. D’altronde mica tutti possiamo essere degli appassionati e studiare musica.

La non cultura dello studio
Proprio per il suo ruolo di sottofondo per la maggior parte delle persone, la risposta più gettonata alla domanda “che musica ti piace ascoltare” è sempre “di tutto”. Queste due parole stanno a significare che ascoltano le proposte musicali messe in evidenza sui vari canali di distribuzione. Però, come analizzato in precedenza, sappiamo bene che quella musica è la cosa più distante dal “tutto” perché segue un copione ben preciso. Quindi è inevitabile un abbassamento della qualità della canzone in funzione di un utilizzo a breve termine. La conseguenza di tutto questo è un enorme calo della cultura musicale e quindi dello studio di essa.

Studiare musica per emozionare
La musica è una forma d’arte molto potente ed ha la forza di incantarci anche in una manciata di secondi. Lo studio di essa rappresenta l’acquisizione di molte conoscenze che si mettono in pratica per creare ciò che si vuole. La teoria musicale, l’armonia e la tecnica strumentale ci permettono di dare moltissime sfumature e colori alle canzoni per rispecchiare al meglio quello che vogliamo comunicare. L’intelligenza e la bravura dell’artista sta proprio nel sapere come e quando utilizzarli.
Pensate ai grandi cantautori italiani: credete che persone come Fabrizio De André e Luigi Tenco abbiano scritto quelle canzoni senza un bagaglio culturale importante pregresso? Pensate anche ad un qualsiasi grande chitarrista: non sarebbe mai divenuto tale senza studio, ricerca, ascolto e fame di conoscenza. Il famoso “tocco” del chitarrista a cui tanto ci affidiamo è il risultato di elementi tecnici che abbiamo appreso sullo strumento e dell’ascolto di quelli a cui ci ispiriamo.

Conclusioni
Studiare musica non è una strada facile ma può dare enormi soddisfazioni e su questo siamo tutti d’accordo. Ma quindi è importante per un’artista? La risposta è: dipende. Che ruolo vuole avere nel settore? Qual è il suo obiettivo? Una cosa è certa, se si vuole veramente lasciare un segno indelebile nella storia la cultura è l’arma più potente che abbiamo
Ciao e alla prossima!