Eric Clapton, chitarrista e cantautore inglese annoverato tra i mostri sacri della storia della musica, nasceva il 30 marzo 1945
Eric Clapton

Eric Patrick Clapton Nasce a Ripley il 30 Marzo 1945. Tanto si è detto sulla sua surreale infanzia, caratterizzata da dinamiche familiari al limite del romanzo. Di certo, se una certa sofferenza esistenziale sta alla base dell'ispirazione di un artista, Clapton ne ha potuto attingere a piene mani.
Oggi però, piuttosto che indagare nelle speculazioni personali della famiglia, vogliamo celebrare la grandezza del musicista e la fragilità dell'uomo, che ha saputo attraversare sessant' anni di musica lasciando una marcata impronta.
Ogni aspetto nella vita privata di Eric Clapton, prima degli agognati ultimi anni della pace, gli ha fornito ispirazione per il suo lavoro musicale; Lavoro che ancora oggi non manca di suggestionare le nuove generazioni di cantanti e chitarristi.
Eric Clapton e il blues
Durante la sua peculiare infanzia, Eric Clapton sviluppa da subito una spiccata sensibilità per il mondo artistico. Frequenta la scuola d'arte e mostra un vivido interesse per il disegno, a cui si dedica principalmente.
Ma è la musica il vero colpo di fulmine per il giovane Eric, che si innamora del delta blues di oltre oceano, facendo incetta di vinili da cui copia avidamente i fraseggi chitarristici. Proprio la profonda dedizione di Clapton alla musica afroamericana, ne farà successivamente il massimo portavoce in Inghilterra.
Ancora oggi, tra gli amanti del settore, Eric Clapton è considerato uno dei più appassionati ed ispirati performer, ambasciatore del blues mondiale.
The Yardbirds

Sotto il nome di The Yardbirds è racchiuso uno dei capitoli fondamentali per lo sviluppo del rock blues inglese. La band, attiva sin dai primi anni sessanta è infatti considerata una delle "palestre" creative che hanno dato il via al british blues revival.
Tra le fila di questi pionieri del beat made in England, militarono infatti nomi destinati alla grandezza, che negli Yardbirds mossero i primi passi sulla scena musicale londinese. Il primo chitarrista del gruppo è proprio Eric Clapton, non ancora maggiorenne, che inizia a crearsi un seguito in città e a gettare le basi per una folgorante ascesa come paladino del blues britannico.
Con il successo arrivano per la band anche le prime divergenze artistiche, dettate da mere esigenze commerciali, che deviano dall' iniziale matrice squisitamente blues, per ammiccare a sonorità pop sapientemente progettate per scalare le classifiche.
Proprio l'allontanamento dal blues decreta l'abbandono di Clapton, all' epoca decisamente estremista del genere, che non sopporta il cambio di rotta stilistica e accusa i compagni di snaturare il progetto originale. Decisione avventata che lo stesso Eric giudicherà molti anni dopo come immatura e frutto della personale irrequietezza del periodo.
Il testimone lasciato da Eric Clapton verrà raccolto da Jimmy Page e Jeff Beck, due esordienti eccellenti che negli Yardbirds affineranno le proprie abilità, per poi entrare entrambi nella storia.
Con John Mayall & The Bluesbreakers

Orfano di band Eric Clapton si ributta in pista, desideroso di un nuovo ingaggio che non lo forzi a compromessi artistici, conscio del fatto che il suo nome ha ormai iniziato a fare scalpore a Londra e dintorni. La necessità di rimanere bluesman duro e puro rischia però di compromettere una carriera, sebbene più che promettente, ancora agli albori.
La reale consacrazione ad eroe della chitarra in patria avviene per Clapton grazie alla collaborazione con colui che è considerato il padre del british blues: John Mayall. Il nuovo capitolo della carriera di Eric si apre quindi con l'invito ad unirsi ai Bluesbreakers, progetto personale di Mayall già notissimo tra i giovani inglesi.
Eric Clapton ricorderà quel periodo come la sua "università di blues", durante il quale riesce a creare il suo sound personale e a regalare performances divenute leggendarie. L'attività live di Mayall e compagni è qualcosa di mai vissuta prima dal giovane chitarrista, che vive il momento come una sorta di reale approdo alla professione di musicista.
Clapton è indubbiamente il chitarrista più famoso in Inghilterra quando, ancora una volta inaspettatamente, decide di abbandonare il progetto Bluesbreakers, lasciando basiti colleghi e fans.
Le impulsive scelte di giovane tormentato non possono tuttavia sbiadire la notorietà ormai acquisita, che inizia a risuonare anche oltre oceano.
I Cream

Il capitolo Cream nella carriera di Eric Clapton è considerato dai critici come il vero punto di svolta: quello del passaggio al rock psichedelico. Il breve ma intensissimo periodo di attività con questa band d'avanguardia consegnerà definitivamente il chitarrista alla scena mondiale.
A completare quello che è di fatto il primo power trio della storia del rock sono il batterista jazz Ginger Baker e il polistrumentista Jack Bruce, che nei Cream copre il ruolo di bassista, cantante e principale autore.
La mossa commerciale dei manager della band era quella di fondare un vero all star team, ingaggiando i tre musicisti più in voga in quel momento. Il risultato di questa sapiente operazione avrebbe regalato all'Inghilterra un sound innovativo e, fino ad allora, mai sentito.
Ma gli artisti ispirati, si sa, sono spesso caratterizzati da sfere private turbolente e da egocentrismi ingombranti. Ecco perchè, al netto di un'intesa musicale perfetta tra i tre, i dissapori lontano dal palco si fanno repentinamente insanabili.
L'avventura dei Cream si esaurisce in poco più di due anni, durante i quali il trio regala tour mondiali interminabili e quattro album che sono pura antologia del rock. Ancora una volta però, Eric Clapton si ritrova cavallo di razza senza scuderia.
Il progetto Blind Faith

Sebbene tutti gli episodi professionali di Clapton sino ad ora si siano conclusi in modo non idilliaco, la fama del chitarrista è ormai immensa e le nuove proposte dal mainstream londinese non mancano di certo. Il nuovo ostacolo ad una solida e duratura carriera , ormai, è tutto personale.
Eric Clapton infatti vive, a fine dei sessanta, una condizione emotiva fragile, minata dalle delusioni musicali e dalle crescenti dipendenze che ne fuorviano le decisioni. La sensazione è che il musicista sia in cerca di una ventata di aria fresca, per scollarsi di dosso l'attenzione eccessiva che lo ha investito.
Con questi presupposti, tutt'altro che promettenti, si apre il progetto Blind Faith.
Il gruppo viene fondato da Clapton e da un altro "disoccupato" eccellente: Steve Winwood.
Se Clapton usa i Blind faith per elaborare la delusione post Cream, anche Winwood deve reinventarsi, dopo l'abbandono dai Traffic.
Ai Blind Faith si unisce anche Ginger Baker, per risanare un'esistenza segnata dai debiti e dalle tribolazioni. Il risultato è un disco strepitoso e alcune prestazioni live memorabili, ma i membri del gruppo sono sempre più logori ed esausti.
La parentesi Blind Faith, al suo epilogo, lascia a Clapton ancora più incertezze sul futuro. Ancora una volta Slowhand deve rimettersi in gioco. Nonostante il susseguirsi di passi falsi, il periodo che segue è nevralgico per la carriera di Eric Clapton.
Nei mesi successivi, infatti, il musicista si presterà ad innumerevoli collaborazioni, non tutte memorabili, in cui inizierà a prendere le misure per un'eventuale svolta solista.
Con i Delaney & Bonnie, momento decisamente confuso per lui, Eric Clapton stringe amicizie che lo porteranno alla successiva fase musicale; a detta di molti, il suo zenit.
Derek And The Dominos

Derek & The Dominos è lo pseudonimo dietro il quale si nasconde uno dei momenti musicalmente più significativi della carriera di Clapton. Il progetto, alimentato dalle ossessioni amorose di Eric, è una sorta di concept album improvvisato, dai tratti selvaggi e disinibiti.
Il disco vede partecipare l'ensemble di musicisti che costituirà successivamente l'entourage di Clapton per gli anni a venire, ma il vero special guest, colui che spalleggia Eric nella stesura dell'album è Duane Allman. Abbiamo avuto modo di omaggiare il grande chitarrista statunitense in questo articolo.
Il risultato di questo matrimonio artistico è un disco rimasto negli annali come autentica gemma del rock blues, oltre ad alcune memorabili esibizioni live.
Nonostante i presupposti artistici eccellenti e il brusio creato tra il pubblico, i Derek & The Dominos sono una della grandi meteore del rock. L'alcol, le droghe e le vicissitudini dei membri, uniti alla tragica morte di Allman, ne sancirono presto la disfatta.
Quello che segue è il picco negativo nella vita di Eric Clapton , ancora una volta innanzi ad una débacle professionale ed in preda ai suoi demoni. Nei successivi anni annullerà contatti, umani e musicali con tutti, dedicandosi esclusivamente al consumo di droga.
Eric nei seventies e l'inizio della carriera solista

Il decennio seventies segna la definitiva consacrazione di Eric Clapton al mainstream, come artista solista. I talentuosi musicisti di cui si circonda sono ormai illustri turnisti della band che porta il suo nome.
E' un ritorno sulle scene che profuma di rivalsa, dopo gli anni bui dell'isolamento e della dipendenza.
La consolidata notorietà mondiale dà il via ad anni intensissimi, tra studio, albums ed interminabili tour in tutto il globo. L'onda nuova della musica di Clapton segna una netta separazione dal passato psichedelico, per proporre maggiore attenzione al cantato ed alla composizione.
Non mancano gli spunti altisonanti a cui l'artista si ispira, primo tra tutti JJ Cale, di cui riporta in auge alcuni classici.
Il nuovo "mostro" di Clapton in questa fase si chiama alcol, e ne governa in pieno le azioni, facendogli collezionare più di un passo falso a livello mediatico.; ma i fans sono con lui, grazie ad una produzione musicale che ne sottolinea lo stato di grazia.
Slowhand
Il nickname Slowhand accompagna la figura di Eric Clapton dalla prima metà degli anni sessanta. Nel corso dei decenni un pubblico sempre più numeroso lo ha identificato con questo nomignolo, pensando che facesse riferimento al suo stile chitarristico.
In effetti, dopo le prodezze tecniche del primo periodo, Clapton si è sempre distinto per un sound posato e soft, incredibilmente melodico e dal tocco morbido. Come da lui stesso dichiarato, la sua ricerca sonora era atta ad un approccio sulla chitarra quasi canoro, antitecnico e introspettivo.
Ma l'appellativo di mano lenta risale ai tempi con John Mayall. A quel tempo non si può certo dire che Clapton si risparmiasse in termini di tecnica e virtuosismi. Proprio il suo playing selvaggio ed intenso lo portava a rompere spesso qualche corda durante i numerosi live in città.
Corde che lo stesso chitarrista doveva sostituire, non disponendo ancora di un entourage. Il cambio corda era una pratica che il giovane Eric Clapton svolgeva con un incredibile lentezza, irritando spesso i colleghi.
Da qui il nome di Slowhand.
Guida all'ascolto

La carriera musicale di Eric Clapton si snoda attraverso sessant'anni di costante ricerca e cambiamento, muovendosi attraverso le epoche e gli stili. Diventa dunque estremamente difficile poter scegliere un determinato ascolto tra i moltissimi lavori in studio e le innumerevoli performances live.
Dagli esordi con il blues, alla psichedelia dei sixsties, fino al rock del decennio successivo e la sterzata pop seguente, la discografia di Clapton è vasta ed eterogenea. E' compito assai arduo, dunque, suggerire un unico ascolto consigliato.
Decidiamo allora di proporre una diapositiva del suo periodo di attività live tra i più intensi: gli anni settanta.
Il Clapton dei seventies sveste finalmente i panni di gregario eccellente, di guitar hero e approccia al decennio come autore e cantante con una band rinnovata di fresco ed una notorietà globale.
Questa raccolta ci mostra anche il background di Clapton, quello cioè di un uomo in preda ad incontrollabili bisogni. L'ormai cronico problema con la bottiglia, che si trascinerà fino agli anni ottanta, è ben percepibile dalle registrazioni.
Nonstante le stonature, gli errori e il torpore che traspare on stage, questa raccolta rimane tuttavia un manifesto del rock classico ed una preziosa enciclopedia di performances.
Per concludere
"Clapton is God" scrivevano i giovani inglesi sui muri di Londra, più di sessanta anni fa. Da allora la carriera del cantante chitarrista ha assunto toni quasi epici, sopravvivendo ai decenni ed ai cambi di direzione stilistica. Ancora oggi Eric Clapton è un punto di riferimento per chiunque si affacci al mondo della chitarra blues e rock.
Dagli esordi turbolenti, attraverso gli anni della dipendenza e del declino, fino alla rinascita ed alla pace raggiunta solo in tarda età, l'epopea di Clapton ha ispirato ed affascinato generazioni di musicisti in tutto il mondo.
Slowhand compie dunque ottant'anni; traguardo tutt'altro che scontato per chi ha sempre messo in gioco se stesso sul piatto della musica, sacrificando quasi tutto il resto.