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Wish You Were Here: i Pink Floyd tra assenza, conflitti e chitarre

Wish You Were Here compie 50 anni: Syd Barrett, le tensioni tra Waters e Gilmour e il suono unico della Black Strat di David Gilmour.


Pink Floyd

Cinquant’anni dopo la sua uscita, Wish You Were Here dei Pink Floyd resta uno dei dischi più intensi della storia del rock. Realizzato nel 1975 negli Abbey Road Studios, il concept ruota intorno al tema dell’assenza e porta con sé una delle pagine più toccanti della band: la visita improvvisa di Syd Barrett, il fondatore scomparso nella propria deriva mentale. Come ha raccontato Nick Mason in un’intervista pubblicata su Repubblica, fu “il disco più difficile” per i Floyd, segnato dai contrasti tra Roger Waters e David Gilmour, ma anche da una straordinaria tensione creativa che diede forma a un suono irripetibile.


La visita di Syd Barrett

Durante le registrazioni, nel giugno del 1975, un uomo calvo e appesantito entrò silenziosamente nella sala regia di Abbey Road. Nessuno lo riconobbe subito. Fu Gilmour a sussurrare a Mason: «È Syd».
Quell’incontro – commovente e spiazzante – cambiò il senso dell’album. Barrett divenne il simbolo dell’assenza evocata nel brano Shine On You Crazy Diamond, un omaggio a lui e alla sua fragilità.


Il suono di Wish You Were Here

Dopo The Dark Side of the Moon, i Pink Floyd si ritrovarono a dover gestire un successo immenso e rapporti interni sempre più complessi. Waters spingeva verso una scrittura concettuale, Gilmour difendeva la centralità della melodia e del suono. Da questa dialettica nacque un equilibrio unico: Wish You Were Here suona come un dialogo fra due visioni, una lucida e una emotiva.

Sul piano chitarristico, l’album rappresenta la piena maturità di David Gilmour. Il suo tocco è lirico, misurato, pieno di respiro. La sua Black Strat, una Fender Stratocaster modificata, diventa la voce principale del disco: ogni fraseggio sembra parlare.

Setup e effetti principali (1975):

  • Fender Black Strat con pickup single coil.
  • Delay e riverbero analogici per gli spazi sonori.
  • Chorus e flanger leggeri per modulazioni lente.
  • Colorsound Power Boost per l’overdrive.
  • Volume della chitarra come controllo dinamico.

Nel brano Wish You Were Here, l’arpeggio acustico di una Martin D-35 si intreccia alla Stratocaster elettrica registrata attraverso una radio d’auto, realmente usata in studio per creare l’effetto di transizione. In Shine On You Crazy Diamond, invece, parte del solo iniziale fu incisa direttamente nella console di mixaggio con compressione d’ingresso, senza amplificatore, come confermato dal sito ufficiale PinkFloyd.com e da Gilmourish. Il risultato è un suono pulito ma profondo, sospeso, capace di evocare il silenzio tanto quanto la nota.


La copertina di Wish You Were Here

Wish You Were Here

La copertina di Wish You Were Here, ideata da Storm Thorgerson e realizzata dallo studio Hipgnosis, è una delle più iconiche del rock. Mostra due uomini che si stringono la mano in un set cinematografico, mentre uno dei due prende fuoco: un’immagine che rappresenta il tema dell’assenza e della falsità dei rapporti nell’industria musicale. La foto fu scattata ai Warner Bros Studios di Burbank, in California, e lo stuntman realmente in fiamme era Ronnie Rondell Jr., scomparso nel 2025. La scena, al tempo stesso reale e simbolica, riassume perfettamente l’atmosfera del disco: il desiderio di autenticità in un mondo di apparenze.


Il ritorno nel 2025

Per celebrare i 50 anni di Wish You Were Here, i Pink Floyd hanno annunciato una riedizione deluxe in uscita il 12 dicembre 2025: tre vinili, due CD e un Blu-ray con versioni alternative, demo e 16 tracce live del 1975. Tra gli inediti figurano una instrumental mix della title track con pedal steel guitar, e una versione completa di Shine On You Crazy Diamond (Pts. 1–9) che unisce le due sezioni originarie.

Di seguito il video di Wish You Were Here, registrato nella reunion dei Pink Floyd del 2005.

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Redazione - 

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