La scala minore è il punto di partenza della tonalità minore, quindi anche delle varie progressioni armoniche che ne derivano. Approfondiamo questo argomento che poi avrà conseguenze in un ampio settore dell’armonia tonale.
L’armonia tonale minore è più elaborata di quelle maggiore in quanto la sua casistica deriva da più scale. La prima di cui capire i meccanismi è la scala minore naturale, argomento che approfondiamo in questo articolo.
Come è costruita la scala minore
Come la scala maggiore, anche quella minore è costituita da una determinata sequenza di toni e semitoni. Possiamo ricavare la sua struttura dalla scala maggiore, partendo dal sesto grado. Prendiamo come punto di partenza la scala maggiore di DO sviluppandola su due ottave. Il sesto grado è la nota LA. Le note comprese tra il LA sul secondo spazio e quello collocato un’ottava sopra è la scala minore naturale di LA. La dicitura naturale serve per differenziarla da altre scale minori. Va detto che quando non viene specificato altrimenti, per scala minore intendiamo questa e non le altre.

Otteniamo quindi una scala di otto gradi congiunti (LA, SI, DO, RE, MI, FA, SOL, LA) con una determinata disposizione di toni e semitoni: t - st - t - t - st - t - t.

La differente costruzione della scala maggiore e della scala minore porta alla presenza di differenti intervalli tra il I grado e gli altri, come potete vedere nelle figure successive.


Gli intervalli differenti sono sul terzo, sesto e settimo grado, che in questo caso sono diventati intervalli minori. Risulta evidente che in questa scala non è presente una vera e propria sensibile, in quanto il settimo grado dista un tono della tonica e prende il nome di sottotonica. La differenza si risolve in una minore spinta verso il ritorno alla nota fondamentale. Questo che sembra un piccolo dettaglio avrà forti ripercussioni su tutta l’armonia tonale minore.
Relazione tra la scala maggiore e la scala minore
Abbiamo visto che la scala minore viene generata dalla scala maggiore partendo dal suo sesto grado. Questo crea un forte senso di relazione tra le due scale. Di fatto la scala maggiore di DO e la scala minore naturale di LA sono fatte dalle stesse note, e di conseguenza hanno la stessa armatura di chiave. Quello che cambia è la tonica. Cambiando la nota di partenza, varia la serie di toni e semitoni e il rapporto tra la nota fondamentale e gli altri gradi.
Possiamo ripetere lo stesso ragionamento partendo dalle altre tonalità maggiori, così facendo otteniamo le scale minori che infatti vengono chiamate relative. Ogni scala maggiore ha una relativa minore, formata dalle stesse note della prima, ma che inizia sul suo sesto grado. Si può fare anche il ragionamento inverso, cioè data una scala minore possiamo trovare la sua relativa maggiore, partendo dal terzo grado (p. es. DO maggiore <-> LA minore, MI minore <-> SOL maggiore, ecc.).
Partendo da LA minore e seguendo il circolo delle quinte ascendenti come già fatto per le scale maggiori, otteniamo le scale minori con la successione dei diesis in chiave.

Partendo da LA e muovendosi per intervalli di quinta discendente le scale minori con la successione dei bemolle in chiave.

A questo punto possiamo vedere il circolo delle quinte con le tonalità maggiori e le relative minori. Notate ancora una volta che tre tonalità hanno doppia dicitura, cioè sono enarmoniche.

Come definire la tonalità di un brano
Abbiamo visto che le tonalità maggiori e le relative minori hanno le stesse alterazioni in chiave. Quindi quando vediamo una partitura come facciamo a stabilire se si tratta del primo o del secondo caso? Chiaramente l’ascolto è fondamentale, esistono comunque dei piccoli accorgimenti che possiamo utilizzare per orientarsi.
Si controlla il primo e l’ultimo accordo, l’inizio e la fine della melodia. Nella musica tonale tradizionale spesso un brano finisce sull’accordo di riposo, detto anche accordo di tonica. Ed anche la melodia finisce con una frase finale, che ci fa capire che il discorso che stiamo ascoltando è finito. A volte l’accordo iniziale e quello finale coincidono, in questo caso quale sia la tonalità risulta abbastanza evidente. Altre volte non è così.
Un esempio è quello dello standard jazz Autumn Leaves, in cui il primo accordo è Cm7 ma la tonalità del brano è SOL minore. Infatti scorrendo con gli occhi la partitura si vede in fondo l’accordo di risoluzione, ed anche la melodia crea una linea che porta alla conclusione. Altro elemento da tenere in considerazione è dove sono collocati gli accordi durante il brano e la loro durata.
In sostanza per capire la tonalità maggiore o minore di un brano dobbiamo tenere conto di una serie di elementi:
1 - l'armatura in chiave
2 - l'accordo iniziale e - soprattutto - quello finale
3 - la conclusione della melodia
Ciao, buono studio e alla prossima.
