L’impatto rivoluzionario di un chitarrista geniale sulle generazioni successive a 100 anni dalla sua nascita
Wes Montgomery occupa di diritto uno dei gradini più alti nell’olimpo della chitarra jazz e della chitarra moderna in generale.
Divenuto celebre agli inizi degli anni ’60, resta ancora oggi un grandissimo punto di riferimento in termini di linguaggio, swing e pronuncia jazz sullo strumento. Ha pubblicato più di 20 dischi da leader e tanti altri da sideman spaziando tra jazz il più tradizionale e la revisione in chiave jazzistica di alcuni capolavori pop del suo tempo. E' il primo esempio di chitarrista rivoluzionario che porta in auge la chitarra nel jazz dopo l'avvento di Charlie Christian.
Senza Wes, e poche altre eminenze, il mondo della chitarra jazz non sarebbe cresciuto a dismisura a partire dagli anni '60.
Wes e la chitarra
John Leslie Montgomery, detto “Wes”, nasce il 6 marzo del 1923 ad Indianapolis.
Dopo la separazione dei suoi genitori, si trasferisce con padre e fratelli a Columbus, Ohio.
Nella sua famiglia la musica è un elemento fondamentale come testimoniano le interessanti carriere di Monk Montgomery, fratello maggiore e pioniere del basso elettrico e Buddy Montgomery, pianista e vibrafonista.
Nel 1935 è proprio il fratello maggiore Monk a regalare a Wes una chitarra baritona a 4 corde.
Tuttavia la vera folgorazione per la chitarra jazz avviene nel 1943: tornato ad Indianapolis, dopo essersi sposato ed aver trovato impiego come saldatore in una fabbrica, Wes Montgomery ascolta causalmente la chitarra di Charlie Christian.
Si dice che si trovasse ad una ballo con la moglie e che l’indomani abbia immediatamente comperato una chitarra a 6 corde. Aveva 19 anni.
Da quel momento la chitarra jazz diventerà la vocazione di Wes.
Tecnica e suono di Wes: la sua unicità
Uno dei principali fattori che ha reso celebre Wes Montgomery è sicuramente la sua personalissima tecnica, famosa per l’uso del pollice in sostituzione del plettro ed il suono ovattato che ne deriva.
Come detto in precedenza, Wes si ritrova ad appassionarsi sempre di più del linguaggio della chitarra jazz ascoltando i dischi di Charlie Christian in un periodo della sua vita in cui lavora tante ore in fabbrica per sostenere la famiglia: arriverà ad avere 7 figli.
Essendo costantemente alla ricerca del linguaggio imitando Charlie Christian ha a disposizione soltanto le ore notturne per potersi esercitare ed esplorare le possibilità dello strumento.
Si dice che abbia abbandonato l’uso del plettro per non disturbare i vicini di appartamento durante le sue nottate di studio.
Nonostante il minore attacco del pollice, Wes perfeziona tantissimo questa tecnica diventando sempre di più uno strabiliante virtuoso, quando la musica lo richiede.
L’inizio della carriera
Wes si distingue sin da subito come chitarrista jazz nella città di Indianapolis, tant’è che nel 1948 viene ingaggiato da Lionel Hampton. In quegli anni ha la possibilità di suonare e collaborare con Charles Mingus e Fat Navarro. Tuttavia, i suoi spostamenti nel paese sono molto complicati a causa della sua paura di viaggiare in aereo.
Dopo aver suonato ed inciso con alcune formazioni insieme ai suoi fratelli: Montgomery Brothers, Johnson/Montgomery Quintet ed i Mastersounds, gruppo che include il trombettista Freddy Hubbard, inizia la sua produzione da solista grazie all’incontro con l’organista Melvin Rhyne.
Grazie a Wes Montgomery l’organ trio, la formazione con chitarra, batteria ed organo hammond assume grande importanza nella storia della chitarra jazz.
Nella seconda parte della sua carriera è sicuramente degna di nota la collaborazione con un altro organista:Jimmy Smith.
The Wes Montgomery Trio - 1960
Nel 1960 viene pubblicato The Wes Montgomery Trio, conosciuto anche come A Dynamic New Sound. Si tratta infatti del primo lavoro con questa nuova formazione in trio con l’organo hammond che desta subito un grande interesse tra il pubblico.
La pubblicazione è la prima di Wes per la prestigiosa etichetta Riverside. Si narra dell’intercessione di Cannonball Adderley che, dopo aver sentito suonare Wes in un club di Indianapolis, abbia persuaso il produttore della casa discografica a far firmare un contratto al chitarrista funambolico.
Nel disco sono presenti diversi brani celebri della produzione discografica di Montgomery, molti sono standards: ricordiamo ‘Round Midnight, Satin Doll, Whisper Not e Yesterdays.
Vi sono anche due brani composti da Wes: Missile Blues, il cui titolo è ispirato ad un jazz club di Indianapolis e Jingles.
Formazione:
Wes Montgomery - Chitarra
Melvin Rhyme - Organo
Paul Parker - Batteria.
The Incredibile Jazz Guitar of Wes Montgomery - 1960
La collaborazione con la Riverside e con il produttore Orrin Keepnews è davvero fruttuosa in termini di produzione e contatti.
Nel 1960 esce un altro disco di grande pregio: The Incredibile Jazz Guitar of Wes Montgomery, ascolto caldamente consigliato.
In questo lavoro sono presenti alcuni dei brani più famosi della produzione inedita di Wes come D - Natural Blues e le celeberrime Four on Six e West Coast Blues.
Four on Six è famosa per la sua introduzione con intervalli di quinta suonati da tutti gli strumenti ed i successivi obbligati. Con questo background interessante, Wes espone un tema orecchiabile e dal sound blues ed oscuro.
Questa sezione del brano conferisce un grande ritmo, quasi rigido, che va poi ad ammorbidirsi nel lancio swing all’inizio dell’improvvisazione.
Durante la sua carriera, Wes suona tantissime versioni di questo brano con diversi tipi di organico.
West Coast Blues ed il Jazz Waltz
Wes viene spesso ricordato anche per il brano West Coast Blues, contenuto nell’album citato in precedenza ed in Movin Wes del 1964. Si tratta di un blues che inneggia alla tradizione della West Coast, che conosce una grande proliferazione degli anni ’40.
La caratteristica del brano, abbastanza nuova per l’epoca, è di essere scritto in 3/4 ed avere una struttura raddoppiata: conta infatti 24 misure anziché 12.
L’incedere in 3/4 ricorda vagamente quello del Walzer e per questo gli può essere attributo appellativo di Jazz Waltz.
La critica adotta questa espressione sicuramente anche grazie alla Jazz Suite n° 2 di Shostakovich, The Second Waltz, che ha un feel ritmico simile ma ovviamente meno incline all’interplay del jazz.
Wes è importante anche in questo frangente, essendo pochi gli autori della tradizione jazz ad aver scritto brani in 3/4 fino a quel periodo. Tra gli alti annoveriamo sicuramente Bill Evans.
La California ed il disco Full House - 1962
Un altro importante lavoro discografico di 2 anni più tardi è Full House.
Dopo una serie di viaggi che vedono Wes suonare in tutto il paese e spesso in California, Keepnews organizza una registrazione live in quintetto presso il club Tsubo di Berkeley.
La line up è di altissimo livello: insieme a Montgomery ci sono Winton Kelly al piano, Johnny Griffin al sax tenore, Paul Chambers al basso e Jimmy Cobb alla batteria.
In quel periodo Wes ha anche l’occasione di suonare con John Coltrane, ma sfortunatamente questa collaborazione non si concretizzerà nel futuro.
L’impatto live del disco è netto e gli conferisce un piacevolissimo mordente. Anche la title track, Full House, è in 3/4 pur presentando un introduzione afro ritmicamente molto interessante.
Probabilmente i contatti con la California contribuiranno a snellire la vena compositiva e creativa più tradizionale nel repertorio di Wes a favore di brani dal sound più divertente e vibrante.
Boss Guitar - 1963
Uno degli album più celebri della produzione di Wes resta sicuramente Boss Guitar, disco che ha ispirato generazioni di chitarristi. Per la registrazione di questo disco, pubblicato sempre dalla Riverside nel 1963, la formazione in trio viene completata da Melvin Rhyne all’organo e Jimmy Cobb alla batteria.
Questo album resta nella storia del jazz e nelle orecchie degli appassionati sicuramente per l’intelligente arrangiamento di Besame Mucho in 3/4 e per la bellissima esecuzione di Days Of Wine And Roses, famoso standard composto da Henri Mancini.
Su Bésame Mucho Wes ci fornisce ad una grandissima lezione di swing sul tempo 3/4.
Inoltre, nella carriera di Wes, non mancherà affatto la scelta di brani popoular ad abbastanza commerciali da rivisitare in chiave jazz.
Su Days Of Wine And Roses, secondo brano del disco, è davvero notevole la capacità creativa e melodica sul solo ballad che poi diventa uno slow swing.
I punti salienti del modo di suonare
Dall’ascolto di diverse opere di Wes Montgomery, appaiano sicuramente in modo chiaro alcuni stilemi inequivocabili nel suo modo di suonare.
Grazie all’uso del pollice, il suono si ammorbidisce e permette a Wes di perfezionare tantissimo l’uso delle ottave nel suo fraseggio. Sono numerosi i momenti in cui esegue arpeggi e frammenti di scale su due ottave conferendo forza e swing alla sua improvvisazione. Wes riesce a fare tutto questo con grande precisione anche ad alta velocità.
Talvolta il chitarrista funambolo sembra alternare su e giù il pollice come se fosse un plettro, spesso sulle note ribattute.
Consigliamo l’ascolto di The Trick Bag, dall’album citato in precedenza.
Aumentando la densità armonica, l’utilizzo di block chords su frasi armonizzate sia nei temi che durante l’improvvisazione diventa quasi automatico.
Basti pensare al tema della stessa Days Of Wine And Roses o di In Your Own Sweet Way, quest’ultima contenuta nel primo disco.
Jimmy And Wes: The Dynamic Duo - 1967
Una della collaborazioni più importanti e fruttuose dell’ultima parte della carriera di Wes, prima della prematura dipartita, resta sicuramente quella con l’organista Jimmy Smith. Wes ha già iniziato ad incidere per altre case discografiche, la Verve e la A&M.
La politica della Verve ha un ruolo fondamentale nell’avvicinare Wes ancora di più al grande pubblico. Nella musica di Wes di questi anni si sente una maggiore aderenza alla popular music del periodo, sia per motivi timbrici - come il sound quasi psichedelico dell’organo di Smith, sia per motivi stilistici. Sono gli anni ’60 anche di Doors e Santana, per citare solo alcuni artisti, oltre che gli immancabili Beatles, come vedremo più avanti.
OGD, meglio nota come Road Song resta uno dei brani più conosciuti, ascoltati e suonati del repertorio del chitarrista jazz americano.
Interessante l’orchestrazione quasi soul del blues Night Train, eseguito infatti anche da James Brown.
A day in the Life ed il tributo al grande Pop
Sempre nel 1967, questa volta incidendo per la A&M, Wes ci regala un grande esempio di apertura mentale e sagacia. Si tratta di un disco che contiene diverse cover del periodo. Sicuramente spiccano due brani dei Beatles: A day In The Life, da cui il disco prende il suo titolo ed Eleanor Rigby. Questo testminonia quanto Wes fosse attento alle tendenze del momento e legato anche alle melodie più famose ed accattivanti.
Inoltre vanno sicuramente spese delle parole per gli arrangiamenti molto curati.
Il disco presenta una vasta line-up, che annovera tra gli altri anche Ron Carter ed Herbie Hancook, ed un’orchestra di fiati ed archi fino a 25 elementi.
Ovviamente il sound che ne deriva è decisamente pop ma questo album è da reputare di grande rilievo nel riavvicinare il mondo della chitarra jazz a quello della musica leggera del momento.
Davvero un disco per viaggiare!
Il grande lascito di Wes Montgomery
Wes muore a soli 45 anni, per attacco cardiaco, proprio mentre sta preparando un nuovo lavoro discografico.
La produzione in questo musicista, che pubblica 23 dischi da leader in soli 9 anni è da ritenersi eccezionale.
Il suo fraseggio, come la sua intera figura, restano leggendari.
La storia della chitarra moderna, oltre che del jazz, deve a Montgomery moltissimo.
Si tratta probabilmente di uno dei più grandi ed influenti chitarristi di tutti i tempi, sempre elegante e con un mood rigenerante, ma mai eccessivamente sofisticato.
Ricordiamo ancora, ricollegandoci all’abbattimento dei generi musicali, le sue versioni di California Dreamin' e di Senza Fine, capolavoro di Gino Paoli.
A 100 anni dalla sua nascita e a 55 dalla sua morte, Wes Montgomery non ha smesso di risuonare in ogni angolo del mondo tra amanti del jazz e semplici appassionati di buona musica.
Grazie Wes.
Buon centenario!